Alla scoperta della Valpantena
TERRA DI ANTICHISSIME MEMORIE
Entreremo nella terra dell'antica comunità cimbra, originaria della Baviera, insediatasi in quest'area a partire dal XIII secolo e della quale rimane traccia in molti toponimi locali. L'itinerario parte da Grezzana e giunge a San Mauro di Saline, passando per Cerro Veronese (un totale di 40 km, percorribili in giornata, in auto).
Grezzana (10865 abitanti) si trova a circa 7 km a nord di Verona. E' uno dei principali centri pedemonatni della Valpantena, che comprende anche le località di Poiano, Quinto e Marzana. Il Paese è parte della Comunità Montana della Lessinia e dell'area del Parco Naturale Regionale della Lessinia.
Il territorio di Grezzana, come del resto tutto il territorio lessinico, è stato frequentato dall'uomo sin dal Paleolitico inferiore (almeno 200.000 anni fa).
Nella frazione di Stallavena, ai piedi di una piccola parete rocciosa di bianchi calcari si trova il cosiddetto Riparo Tagliente, sito archeologico scoperto nel 1958 da Francesco Tagliente, che conserva le testimonianze di frequentazioni antropiche del Paleolitico Medio e Superiore (60.000-10.000 anni fa).
Poco distante, dalla parte opposta della valle, si intravede la cosidetta Torre di Falasco, struttura probabilmente medievale cui è legata una leggenda di briganti, rapimenti e soprusi. (proprietà privata)
Cuore del paese di Grezzana è l'antica Pieve di Santa Maria ed Elisabetta, documentata a partire dal 1145, che conserva opere di maestri che spaziano tra il Seicento e il Settecento come Felice Brusasorzi, Santa Creara, Prospero Schiavi e Michelangelo Spada. Accanto alla chiesa si trova la torre campanaria (1213), che mantiene ancora l'originario aspetto romanico.
Risalendo la vallata, troviamo un altro gioiello ecclesiastico: è San Micheletto in Tavigliana, che sorge in zona pedemontana, nel punto in cui la valle (Valpantena) si restringe. San Micheletto era luogo di ritrovo per i pastori durante il periodo della trasumanza, prima di risalire la montagna e al loro ritorno. Nel 1630, durante la terribile peste, fu utilizzata come lazzaretto per ospitare le persone colpite dal morbo.
Altra sosta, visita obbligatoria per gli amanti dell'arte, è Villa Allegri Arvedi, che si trova sul declivio di un colle. Edificata a partire dal XIII secolo, la villa venne definita nella sue forme attuali attorno alla metà del XVII secolo dall'architetto veronese Giovanni Battista Bianchi (1631-1687) su commissione della famiglia Allegri, che nel 1824 cedette la proprietà agli Arvedi. Singolari gli affreschi all'interno della villa, opera del celebre pittore francese Louis Dorigny, di Paolo Farinati e Sante Prunati. La villa è di proprietà privata ed utlizzata come cornice storica per eventi speciali.
Poco distante si trova il Mulino dei Bellori, tradizionale mulino ad acqua del XVI secolo. Caduto in disuso, fu restaurato grazie all'intervento del Comune di Grezzana nel 1981 e riportato in funzione con finalità didattiche e museali.
Seguendo la strada si giunge quindi a Cerro Veronese (2504 abitanti) a 17 km da Verona. Il nome attuale (Cerro) è legato alla maestosa cerro-sughera, pianta secolare che si trova accanto alla chiesa parrocchiale. Nelle vicinanze del paese si possono visitare: l'ottagonale Cappella del Redentore sul Monte Croce e ammirare una spettacolare vista panoramica sui Lessini; la Giasàra (termine locale per inidcare un deposito di ghiaccio per conservare gli alimenti) dei Carcereri con annesso il Museo Ergologico, istituito nel 1990, che conserva illustrazioni e descrizioni dell'ormai abbandonata attività inerente la produzione e la vendita del ghiaccio.
Lasciato Cerro si prosegue in direzione di Bosco Chiesanuova, abbandonando quasi subito la provinciale per prendere la direzione di Roverè, seguendo le indicazioni per la Grotta di Roverè Mille o Grotta di Monte Capriolo. La Grotta è detta anche Coale del Mondo (dal nome del proprietario Edmondo) e si trova nel vajo della Carcareta, così chiamato per la presenza di un forno di origine antica che aveva lo scopo di creare la calce. La Grotta, di grande rilevanza geologica, è un antico condotto carsico nei livelli di Rosso ammonitico ed offre uno spettacolo sorprendente con la sua ricchezza di stalattiti e stalagmiti, vele ed altre forme fantastiche originate nei millenni dalla deposizione di calcare e minerali.
Ultima tappa del percorso è San mauro di Saline (560 abitanti). Deve la prima parte del suo appellativo al ventottesimo vescovo di Verona, eletto nel 612, che pare essersi ritirato a vita eremitica proprio in questi luoghi; la seconda parte del toponimo deriva dal dialetto assaline termine in uso per gli acciarini dei vecchi fucili, ricavati dalle pietre focaie (selce) molto diffuse in questa zona. Un poco discosta dal paese è la Chiesa di san Mauro o San Moro, in realtà dedicata a San Leonardo di Limoges. E' posta in una posizione panoramica privilegiata e circondata da una rigogliosa pineta.